Breve descrizione della Politica Agricola Comune: Creata nel 1962 dai sei fondatori delle allora Comunità Europee, è la più antica politica integrata dell’U.E. ancora in vigore. È attualmente costituita da norme di diritto primario (trattati) e norme di diritto derivato (regolamenti) il cui scopo è quello di offrire una politica unificata in materia di agricoltura nei paesi dell’UE. Circa un terzo del bilancio dell’Unione Europea è destinato a sostenere gli agricoltori e le zone rurali tramite interventi di sostegno diretto al reddito degli agricoltori, tramite organizzazioni comuni di mercato e tramite misure dirette a promuovere lo sviluppo sostenibile delle zone rurali e dell’agricoltura (ad es. per assicurare il ricambio generazionale, tutelare l’ambiente e mitigare i cambiamenti climatici). Se nei suoi primi decenni di vita la PAC è stata orientata principalmente a garantire l’autosufficienza alimentare della Comunità Europea e il contenimento dei prezzi d’acquisto dei prodotti alimentari, attraverso misure di aiuto che incidevano direttamente sui prezzi dei beni e che spinsero gli agricoltori europei a una forte produzione, a partire dalla fine degli anni novanta-primi anni del 2000 vi è stata una inversione di tendenza: con “Agenda 2000” e con la riforma del 2003 la PAC veniva orientata a garantire la permanenza degli agricoltori sul territorio attraverso l’ideazione di un nuovo meccanismo di sostegno diretto ai redditi agrari svincolato dalla produzione dei beni. L’agricoltura veniva inoltre concepita come un fondamentale strumento per preservare la biodiversità e le risorse naturali attraverso l’introduzione del meccanismo di “condizionalità”: l’accesso ai fondi stanziati in ambito della PAC viene subordinato al rispetto dei requisiti minimi di sostenibilità ambientale da parte dell’agricoltore. Questa è stata la direzione seguita dalla PAC negli ultimi vent’anni, attraverso un sostegno diretto al reddito degli imprenditori agricoli condizionato al rispetto delle finalità ambientali nonché tramite la formulazione di programmi volti a disincentivare pratiche potenzialmente pericolose per gli ecosistemi. La politica internazionale ha anch’essa inciso sulla PAC: il crollo del Muro di Berlino e la caduta dell’Unione Sovietica hanno consentito la stipula di trattati di libero scambio tra Paesi un tempo avversari nonché di poter istituire organizzazioni internazionali come l’Organizzazione Mondiale del Commercio. Nella prima decade del nuovo secolo abbiamo inoltre assistito al progressivo allargamento dell’Unione Europea ai Paesi dell’est (Polonia, Ungheria, Slovenia, Croazia, Rep. Ceca, Slovacchia, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania e Bulgaria), nonché a Malta e a Cipro. Paesi che sono ora parte del mercato unico dell’Unione Europea e soggetti alla PAC. Il processo di progressivo allargamento della UE sembrava aver subito una battuta di arresto con la “Brexit”, processo che ha tuttavia ripreso vigore con la guerra in Ucraina. Green Deal → PAC 23-27 In cima agli obiettivi della riforma PAC approvata nel 2021 e in vigore per il periodo 2023-2027, vi è la tutela dell’ambiente e la lotta ai cambiamenti climatici. La normativa vigente dal 1° gennaio 2023 sancisce una politica agricola strumentale agli obiettivi enunciati nel 2019 dal “Green Deal” europeo: rendere la materia ambientale trasversale a tutti gli altri campi di intervento al fine di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Sotto la vigilanza della Commissione Europea, gli stati membri sono ora tenuti ad attuare dei piani strategici nazionali adattati alle varie realtà locali e obbligati a investire una quota dei finanziamenti PAC per il raggiungimento degli obiettivi previsti nel Green Deal. Condizionalità rafforzata: il sostegno al reddito di base (pari al 48% delle risorse stanziate complessivamente dall’Europa) è accessibile solo se l’agricoltore dimostra di sottostare alle buone condizioni agronomiche ed ambientali e ai criteri di gestione obbligatori. Manifestazioni degli agricoltori Le nuove regole di condizionalità per i beneficiari dei pagamenti diretti sono particolarmente gravose soprattutto per i piccoli imprenditori, i quali non dispongono di grandi superfici coltivabili e di fondi per introdurre nuove tecniche colturali. Peraltro, è stata disposta la decisa riduzione dell’ammontare dei fondi destinati ai pagamenti diretti (volti al sostegno dei redditi degli agricoltori), ora pari al 48% del totale delle risorse stanziate per la PAC contro l’85% previsto dalla precedente normativa. Il mondo agricolo è stato messo ancor più in difficoltà dalla decisa riduzione dell’utilizzo consentito di concimi e fitofarmaci, dall’introduzione della percentuale minima del 4% dei seminativi destinati a superfici non produttive, dall’introduzione di fasce tampone in prossimità di corsi d’acqua ove non è possibile utilizzare pesticidi e fertilizzanti e dall’obbligo della rotazione delle colture da seminativo[1]. Legislatore mosso dall’ideologia e senza tener conto della realtà: gli agricoltori europei non erano assolutamente pronti per affrontare le “sfide green” della PAC 2023-2027 e lo hanno dimostrato tramite manifestazioni e proteste in tutti i paesi membri dell’Unione Europea e sotto i palazzi delle Istituzioni Comunitarie. Tali proteste, nonché la vicinanza delle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, hanno portato la Commissione Europea a proporre una revisione mirata dell’attuale normativa PAC. Proposta revisione PAC presentata dalla Commissione con procedura accelerata e approvazione del Comitato Speciale Agricoltura[2] del 26.03.2024: «Il comitato speciale Agricoltura ha approvato oggi le modifiche delle norme sulle buone condizioni agronomiche e ambientali (BCAA) proposte dalla Commissione europea. Le BCAA sono un insieme di nove norme a beneficio dell'ambiente e del clima che si applicano agli agricoltori che beneficiano di sostegno nell'ambito della PAC. Tali norme sono spesso chiamate condizionalità, visto il nesso tra il rispetto dei relativi requisiti e il sostegno fornito agli agricoltori. Una delle principali modifiche è l'introduzione di una disposizione generale che consente agli Stati membri di concedere deroghe temporanee e mirate a taluni requisiti di condizionalità in caso di condizioni climatiche impreviste che impediscono agli agricoltori di rispettarli. Una volta l'anno gli Stati membri dovranno informare la Commissione in merito a tali deroghe. Sono inoltre introdotte specifiche esenzioni da talune norme BCAA, ossia: - per la BCAA 6 sulla copertura dei suoli in periodi sensibili: gli Stati membri disporranno di maggiore flessibilità per decidere quali suoli proteggere e in quale stagione, in funzione delle specificità nazionali e regionali; - per la BCAA 7 sulla rotazione delle colture: la pratica principale continuerà a essere la rotazione delle colture, ma gli Stati membri potranno ricorrere in alternativa alla diversificazione delle colture; si tratta di una pratica meno onerosa per gli agricoltori, specie in zone soggette a siccità o a forti precipitazioni; - per la BCAA 8: gli agricoltori avranno semplicemente l'obbligo di mantenere gli elementi caratteristici del paesaggio esistenti e saranno d'ora in poi incoraggiati, su base volontaria, a mantenere terreni a riposo o a creare nuovi elementi caratteristici del paesaggio attraverso regimi ecologici. La revisione approvata inoltre esenta le piccole aziende agricole di meno di 10 ettari da controlli e sanzioni connessi al rispetto dei requisiti di condizionalità nell'ambito della PAC. Dato che ciò riguarda il 65% dei beneficiari della PAC, ma solo il 10% circa dei terreni agricoli, la riduzione degli oneri amministrativi connessi ai controlli sarà considerevole sia per gli agricoltori che per le amministrazioni nazionali, e al contempo saranno mantenuti gli obiettivi ambientali. Maggiore flessibilità per gli Stati membri e gli agricoltori: in linea con le precedenti richieste degli Stati membri, la revisione garantirà che i paesi dell'UE possano ora modificare i propri piani strategici della PAC due volte l'anno su base permanente, invece di una volta sola come ora. In questo modo gli Stati membri disporranno di una maggiore flessibilità per affrontare condizioni in evoluzione. Inoltre sarà ancora possibile presentare tre richieste aggiuntive di modifica nel corso dell'intero periodo di programmazione»[3]. Futuri passaggi in Parlamento UE (a fine Aprile 2024) e Consiglio dell’Unione Europea con approvazione finale entro la primavera e prima delle elezioni Approvazione da parte delle associazioni di categoria Secondo il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, «il via libera degli Stati membri alla proposta di semplificazione della PAC rappresenta una prima risposta importante alle richieste della Coldiretti a tutela delle imprese agricole, alla quale deve ora seguire una moratoria sui debiti delle aziende». Coldiretti giudica positivamente anche il rinvio del voto sul regolamento sul “Ripristino natura” dovuto alla mancanza della maggioranza necessaria in sede di Consiglio UE (il Governo italiano ha guidato l’opposizione a questo provvedimento): «si tratta di una legge senza logica che, tra le altre cose diminuisce la produzione agricola e aumenta la burocrazia a carico delle imprese, mettendo in contrapposizione la natura e l’agricoltore, che in realtà è il primo vero custode dell’ambiente»[4]. Sulla stessa linea il giudizio del Presidente della Copagri Tommaso Battista, il quale plaude all’operato del governo italiano, precisando che «è chiaro che i problemi sul tavolo sono ancora molti, a partire dalla scarsa redditività, dalla distribuzione del valore lungo la filiera e dagli alti costi di produzione, ma è indubbio che questa prima risposta delle istituzioni comunitarie rappresenti un passo avanti verso le legittime istanze delle migliaia di produttori agricoli che da mesi chiedono un rapido cambio di passo»[5] Secondo Confagricoltura, il progetto legislativo di revisione prevede modifiche positive nell’ottica della semplificazione burocratica, ma resta sullo sfondo l’assoluta inadeguatezza della PAC rispetto alle condizioni di instabilità sullo scenario internazionale. Restano aperte le questioni legate alla stabilità dei mercati, all’aumento del bilancio agricolo, alla tutela del potenziale produttivo e del reddito degli agricoltori. E ancora: la diffusione delle innovazioni tecnologiche per una maggiore sostenibilità ambientale e la gestione del rischio in funzione del cambiamento climatico. Confagricoltura ritiene urgente la messa a punto di una nuova strategia per l’agricoltura e per il sistema agroalimentare. E’ questa la priorità da affrontare subito dopo le elezioni al Parlamento europeo e l’insediamento della nuova Commissione. Durante il suo intervento in occasione del 78° Congresso del FNSEA (importante organizzazione di agricoltori francesi) tenutosi in Francia il 28 marzo scorso, il Presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti ha ribadito la necessità di una profonda revisione della PAC affinché torni ad essere una politica capace di assicurare la tutela della competitività delle aziende agricole europee, il rafforzamento del settore primario e un giusto reddito agli agricoltori: «Gli agricoltori chiedono certezze e di essere messi nelle condizioni di poter produrre, le politiche adottate dall’ultima Commissione UE guardano all’ideologia ambientalista più che alla competitività, di qui la necessità di un cambio di passo». E ancora, «Come agricoltore sono convinto che siamo stati tutti colpiti nel nostro orgoglio per troppo tempo: a Bruxelles, secondo l’opinione pubblica, alcuni politici hanno ritenuto che gli agricoltori non fossero necessari e che si opponessero al modello economico che era stato elaborato. Invece noi siamo i primi amici dell’ambiente, siamo fieri di ciò che facciamo e vogliamo essere attori importanti, producendo cibo sano e sicuro»[6]. Miglioramenti, ma rimangono criticità.. Vedi considerazioni dei presidenti delle associazioni sopra riportate. Personalmente trovo irragionevole la soglia di soli dieci ettari di superficie per garantire la riduzione della burocrazia e l’esenzione da controlli e sanzioni. A maggior ragione nei casi in cui l’imprenditore agricolo sia un coltivatore diretto “tradizionale” e di una certa età (la media UE è di 57 anni), quindi poco propenso a cambiamenti radicali in azienda e molto probabilmente non in grado di sopportarne economicamente i costi. Con difficoltà all’accesso al credito. Il “Green Deal” risale a fine 2019: prima del Covid, della guerra in Ucraina, della crisi in Israele e sul Mar Rosso. Era letteralmente un altro mondo e con ben diverse prospettive! Essendo il Green Deal il faro della politica UE, le attività agricole potrebbero comunque subire ulteriori limitazioni da parte di normativa sulla tutela ambientale (ad es. il regolamento sul “Ripristino natura”). Prima delle proteste degli agricoltori in tutti i Paesi europei, la PAC sembrava intoccabile e la panacea di ogni male, ora la Commissione UE ne ha addirittura proposto una revisione con la procedura legislativa accelerata che dovrebbe concludere il suo iter entro questa primavera. Casualmente sotto elezioni… (i percettori degli aiuti PAC sono oltre dieci milioni). Rimane il problema della concorrenza «sleale» dei Paesi extra UE: secondo le associazioni degli Agricoltori come Confagricoltura e Coldiretti, in Canada, il principale Paese extra UE da cui importiamo il grano, utilizzano il Glifosato (erbicida più diffuso al mondo, di cui la Commissione UE ha rinnovato per dieci anni l’autorizzazione all’utilizzo vincolato[7]) per fare maturare il grano, cosa assolutamente vietata in UE. A pesare sono infatti accordi commerciali agevolati che portano in Italia prodotti coltivati spesso con l’uso di pesticidi vietati nell’Unione Europea – denuncia Coldiretti – che fanno concorrenza sleale ai prodotti italiani, deprimono i prezzi pagati ai produttori e rappresentano una minaccia per la salute dei cittadini. Si va dal riso asiatico che viene coltivato utilizzando il triciclazolo, potente pesticida vietato nell’Unione Europea dal 2016, ma entra in Italia grazie al dazio zero, alle lenticchie canadesi, anch’esse fatte seccare con il glifosato, che rappresentano i 2/3 del totale importato nel nostro Paese[8]. Grano russo sulle nostre tavole (!) Se il Canada resta il primo fornitore extra UE, la vera invasione che ha segnato il 2023 è quella di grano russo e turco aumentati rispettivamente del +1164% e del +798% secondo un’analisi pubblicata dal Centro Studi Divulga. Un fenomeno mai registrato nella storia del nostro Paese, che ha fatto calare in maniera significativa le quotazioni del prodotto italiano. «Per far fronte all'invasione, la commissione europea ha formalizzato la proposta di introdurre dazi maggiorati (fino a 95 euro/t.) sull'import nell'Unione dei cereali russi e bielorussi; cosa che dovrebbe portare a 5 mln di tonnellate in meno dai due paesi. Tutto ciò, dice Coldiretti, si tradurrà in una stangata per Putin da 40 mln, ma Confagricoltura ricorda che, trattandosi di dazi, questi dovranno essere approvati a maggioranza qualificata in Consiglio Ue. Non è detto che accada. Sempre in Consiglio potrebbe tornare la proposta di limitare l'import di grano ucraino. Gli eurodeputati hanno chiesto un freno, ma hanno incassato solo l'impegno di Bruxelles a intervenire in caso di crescita dell'import. Sullo sfondo resta il possibile boom di grano duro dal Canada, per cui iniziano a serpeggiare nuovi malumori legati all'uso di glifosato nella fase di preraccolta. Operazione che apre a maggiori rischi di cancerogenicità e che, per altro, non è escluso che non si effettui anche in Russia e Ucraina»[9]. Bigliografia: - Domiziana Carloni in “La «nuova» politica agricola comune sotto accusa: le ragioni degli agricoltori in rivolta” su Diritto e giurisprudenza agraria alimentare e dell’ambiente, numero 1/2024; - Comunicato stampa Consiglio dell’UE 262/24 del 26.03.2024; - UE, Coldiretti: bene semplificazione PAC”, articolo pubblicato il 26.03.2024 sul sito “finanza.lastampa.it”; - “Copagri: PAC, bene ok Comitato Speciale Agricoltura a misure semplificazione per il 65% dei beneficiari”, articolo pubblicato il 26.03.2024 sul sito “agricolae.eu”; - comunicato stampa Confagricoltura del 28.03.2024: GIANSANTI AL CONGRESSO FNSEA: “SERVONO POLITICHE UE PIU’ ORIENTATE ALLA COMPETITIVITA’ E UNA REVISIONE DELLA PAC”. Confagricoltura unica associazione italiana invitata a Dunkerque; - “Dal grano di Putin a quello canadese al glifosato Coldiretti, attacco al patrimonio agroalimentare”, articolo pubblicato il 26.02.2024 sul sito agricoltura.it. Ogni altra considerazione sui difetti della PAC attualmente vigente e ogni altra critica poco velata sull’operato della UE e degli Stati membri appartiene al sottoscritto. È giustissimo tutelare l’ambiente e ridurre l’inquinamento, ma i politici devono comunque tenere i piedi ben piantati per terra (letteralmente!) senza farsi trascinare da ideologie o nuove religioni. Ferrara, 05.04.2024 Avv. Andrea Mistri
[1] Cfr. Domiziana Carloni in “La «nuova» politica agricola comune sotto accusa: le ragioni degli agricoltori in rivolta” su Diritto e giurisprudenza agraria alimentare e dell’ambiente, numero 1/2024. [2] Il CSA è composto da alti funzionari responsabili della politica agricola presso le rappresentanze permanenti degli Stati membri o presso i Ministeri. La Commissione Europea partecipa anch’essa a tutte le riunioni del CSA, il quale si riunisce abitualmente una volta alla settimana. Il CSA prepara i lavori del Consiglio UE Agricoltura e Pesca, in particolare tutti i fascicoli riguardanti la PAC. [3] Comunicato stampa Consiglio dell’UE 262/24 del 26.03.2024; [4] Cfr. articolo “UE, Coldiretti: bene semplificazione PAC” pubblicato il 26.03.2024 sul sito “finanza.lastampa.it”. [5] Cfr. articolo “Copagri: PAC, bene ok Comitato Speciale Agricoltura a misure semplificazione per il 65% dei beneficiari” pubblicato il 26.03.2024 sul sito “agricolae.eu”. [6] Cfr. comunicato stampa Confagricoltura del 28.03.2024: GIANSANTI AL CONGRESSO FNSEA: “SERVONO POLITICHE UE PIU’ ORIENTATE ALLA COMPETITIVITA’ E UNA REVISIONE DELLA PAC”. Confagricoltura unica associazione italiana invitata a Dunkerque. [7] La Commissione quindi, "sulla base di valutazioni approfondite sulla sicurezza effettuate dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e dall'Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa), insieme agli Stati membri dell'UE - procederà ora al rinnovo dell'approvazione del glifosato per un periodo di 10 anni, soggetto a determinate nuove condizioni e restrizioni. Queste restrizioni includono il divieto dell'uso pre-raccolta come essiccante e la necessità di determinate misure per proteggere gli organismi non bersaglio". Gli Stati membri, ricorda ancora la Commissione, sono responsabili dell'autorizzazione nazionale dei prodotti fitosanitari (PPP) contenenti glifosato "e continuano a poter limitarne l'uso a livello nazionale e regionale se lo ritengono necessario sulla base dell'esito delle valutazioni del rischio, in particolare tenendo conto della necessità di proteggere la biodiversità". Tratto da articolo pubblicato sul quotidiano la Stampa del 16.11.23: “Glifosato, Commissione Ue rinnova autorizzazione per 10 anni”. [8] Tratto da articolo “Dal grano di Putin a quello canadese al glifosato Coldiretti, attacco al patrimonio agroalimentare”, pubblicato il 26.02.2024 sul sito agricoltura.it. [9] Tratta da articolo “Boom di importazione di grano russo (+ 1004%) e turco (+812%)” su ItaliaOggi del 28.03.2024.